In occasione della Giornata della cura delle persone e del pianeta del 29 febbraio la nostra classe ha incontrato tre ragazzi volontari del comitato locale della Croce Rossa.  Daniele, Ilaria e Camilla hanno risposto alle nostre domande e ci hanno spiegato come nasce e come funziona questa associazione.

Ecco l’intervista:

Di che cosa si occupa la vostra organizzazione?

La Croce Rossa è un’organizzazione di volontariato che ha per scopo l’assistenza sanitaria e sociale sia in tempo di pace che in tempo di conflitto.

In particolare, si occupa di primo soccorso, tutela della salute e trasporti sanitari; integrazione sociale e vicinanza alle persone in difficoltà; preparazione e risposta ai disastri; sensibilizzazione riguardo ai cambiamenti climatici; progetti nelle scuole negli ambiti di educazione alla salute, educazione alla pace, lotta al bullismo e cyberbullismo, promozione della cittadinanza attiva, cultura del volontariato…).

Come, quando e dove nasce?

L’ideatore della Croce Rossa è Jean Henri Dunant, uomo d’affari nato a Ginevra.

Nel 1859, mentre era in viaggio in Lombardia per incontrare l’imperatore di Francia Napoleone III, si trova di fronte a un orribile campo di battaglia con innumerevoli feriti e nessuno che potesse curarli. Era la famosa battaglia di Solferino contro gli Austriaci, uno degli scontri della Seconda guerra d’indipendenza.

Henri Dunant vide un medico che selezionava i feriti, curando solo quelli del suo schieramento e pensò che tutto ciò fosse ingiusto e che un soldato ferito avesse diritto di essere curato indipendentemente da tutto. Visto che i feriti erano troppi, Dunant chiese aiuto alle donne dei paesi vicini e fece trasportare tutti al riparo in una chiesa.

Tornato a Ginevra scrisse il libro Un ricordo da Solferino, dove sosteneva che tutti devono essere curati equamente, i medici e le infermiere devono poter fornire le cure senza essere ostacolati e, perché li si riconosca, devono portare un segno che li distingua dagli altri. Persone importanti nel mondo lessero il suo libro e, in accordo con lui, cercarono di far riconoscere e applicare le sue idee.

Con il Convegno di Ginevra del 1863 nascono le Società Nazionali di Croce Rossa. Con la Prima Convenzione di Ginevra (8-22 agosto 1864), viene sancita la neutralità delle strutture e del personale sanitario.

Come sede viene scelta la Svizzera perché non aveva mai partecipato a dei conflitti. Attualmente alla Croce Rossa aderiscono 191 Paesi.

Qual è l’origine del nome e cosa significa?

Il nome deriva dal simbolo scelto, che è costituito da una croce rossa su sfondo bianco, circondata dalla scritta “Convenzione di Ginevra 22 agosto 1864”.

La croce, segno di protezione, risulta dall’unione di cinque quadrati, uno per ciascuno Stato che aderì inizialmente alla Convenzione di Ginevra. I colori sono stati scelti invertendo quelli della bandiera della Svizzera.

Nei Paesi islamici viene usato il simbolo della Mezzaluna rossa.

Quando è nato la vostra associazione a livello nazionale e a livello locale?

A livello nazionale nasce il 15 giugno 1864, molto presto perché l’Italia era uno dei cinque Paesi aderenti alla Convenzione di Ginevra.

A livello locale il comitato di Città di Castello nasce nel 1892.

Chi sono i membri ?

I membri della Croce Rossa sono tutti dei volontari. Si può entrare a farne parte già a partire dai quattordici anni.

Come si può entrare a farne parte?

Per diventare volontari è necessario essere in possesso della cittadinanza italiana, avere uno stato di salute idoneo alle mansioni assegnate, frequentare un corso di formazione e sostenere al suo termine un semplice test.

Potete parlarci della vostra organizzazione (modi, tempi, orari, tipologia degli interventi…)?

Non ci sono veri e propri tempi fissi, ma ogni volontario mette a disposizione del tempo, ad esempio un giorno in cui non è impegnato con gli studi oppure nel lavoro, con una fascia oraria in cui può essere chiamato anche in caso di emergenza, in modo da poter subito intervenire.​

In base alla disponibilità e al servizio che si vuole o si può svolgere (ad esempio non tutti i volontari si sentono adatti agli interventi di soccorso sanitario), si viene inseriti in un piano di programmazione.

La tipologia degli interventi varia in base ai campi di cui ci occupiamo, si va dal soccorso in caso di emergenza sanitaria, al trasporto dei malati, all’intervento in caso di terremoti, alla formazione nelle scuole, come stiamo facendo noi, a portare il cibo a chi si trova in difficoltà e tanto altro ancora.

Quali sono le principali difficoltà che incontrate?

Le difficoltà sono molte e se ne possono trovare in ogni campo in cui si lavora.

Il momento che ci mette di più alla prova è quando ci interfacciamo con delle persone vulnerabili che stanno passando un brutto periodo o sono vittime di violenza o bullismo  e che provano imbarazzo a chiedere aiuto, spesso perché lo ritengono poco dignitoso.

Noi cerchiamo di farle sentire a loro agio, ascoltate, supportate e rispettate, perché capiamo che non è facile chiedere aiuto.​

Aggiungiamo che noi volontari siamo tenuti a rispettare il segreto professionale, ovvero non raccontiamo a nessuno i fatti e le esperienze personali di cui veniamo a conoscenza.​

Quali sono le maggiori soddisfazioni?

Anche le soddisfazioni si possono trovare in ogni ambito, ma sicuramente una delle maggiori è quando, dopo aver aiutato con tutto te stesso una persona in difficoltà, ti senti dire “grazie”. ​

Anche lavorare in squadra è una grande soddisfazione e una cosa piacevole, perché è bello stare in compagnia e compensarsi l’uno con l’altro.​

Una cosa molto bella è anche parlare con i ragazzi, magari durante dei progetti che si tengono nelle scuole o in altri luoghi come camp estivi. Al camp dell’estate scorsa i ragazzi non avrebbero voluto andare via e, dopo averci ringraziato con delle lettere e dei biglietti, ci hanno fatto promettere che avremmo riorganizzato un altro camp per la prossima estate.​

Avete qualche aneddoto da raccontarci?

Vi raccontiamo un episodio recente. Stiamo svolgendo un progetto con alcune classi del quarto superiore che devono prepararsi per un concorso, una competizione in cui gareggiano nella rappresentazione di situazioni di emergenza.

Proprio ieri sera alcuni ragazzi hanno rappresentato la scena un tantino paradossale di un matrimonio, in cui la sposa sviene quando il suo amante entra in chiesa, al marito viene l’asma e al prete viene un infarto. Gli altri attori dovevano gestire l’emergenza e chiamare la Croce Rossa.

                                       
Adesso un consiglio per noi ragazzi: come possiamo imparare a prenderci cura degli altri e di ciò che ci circonda?

Per prendervi cura degli altri, dovete prima di tutto prendervi cura di voi stessi.

Possiamo prenderci cura di un nostro amico iniziando dalle piccole cose, come ad esempio raccogliergli qualcosa che gli è caduto. Se vediamo che è un po’ giù di morale e che c’è qualcosa che non va, possiamo aiutarlo cercando innanzitutto di capire cosa ha fatto, poi consolandolo, in modo da farlo sentire meglio e facendogli capire che ci sarete sempre quando ne avrà bisogno. Importante è anche chiedere agli adulti, che hanno molta più esperienza di noi e sanno sempre come aiutarci.

Ognuno può fare qualcosa, come dice Henry Dunant in una frase del libro Un ricordo da Solferino,

“Poiché tutti possono, in un modo o nell’altro, ciascuno nella sua sfera e secondo le sue forze, contribuire in qualche misura a questa buona opera.”

 

Al termine del loro intervento Daniele, Ilaria e Camilla ci hanno donato la “Carta Umanità”, un “biglietto” da condividere con altre persone, un “testimone” che viene passato di mano in mano ogni volta che si compie una buona azione, affinché la persona che ha appena ricevuto un gesto solidale possa allo stesso modo essere spinta a fare del bene.

Questo incontro per noi è stato molto utile, perché ci ha fatto scoprire nuove cose e soprattutto riflettere sull’importanza di prendersi cura di noi stessi e delle altre persone.

Ci ha colpito molto la storia di come è nata la Croce Rossa e del suo fondatore, soprattutto il suo desiderio di soccorrere tutti indipendentemente dallo schieramento di cui facevano parte.

Siamo rimasti sorpresi del fatto che si può diventare volontari già a quattordici anni e che nessuno è troppo piccolo per mettersi in gioco e aiutare gli altri.

Grazie, ragazzi, per la passione con cui vi impegnate!

 

                                                                                         La classe 2 C