Il 29 febbraio 2024 si è svolta la Giornata nazionale della Cura delle persone e della comunità, un’occasione preziosa e speciale per riscoprire l’importanza dell’altro in una società in cui sembra prevalere l’indifferenza, l’egoismo e la rivalità. La nostra scuola ha dato la possibilità a tutte le classi seconde dell’Istituto di incontrare e intervistare i membri di associazioni nazionali che operano nel nostro territorio e che si prendono cura di noi e degli altri nei loro luoghi di lavoro e di volontariato.

La nostra classe, 2° E, ha avuto l’onore di incontrare il signor Giovanni Marcucci che lavora da anni come volontario per l’Unitalsi di Umbertide, cioè un’associazione cattolica dedicata al servizio degli ammalati e al loro trasporto in pellegrinaggio presso santuari italiani e internazionali. Il signor Marcucci ci è subito apparso gioviale e si è dimostrato entusiasta di rispondere alle nostre domande e di renderci partecipi della sua esperienza. Prendersi cura dell’altro per lui rappresenta una crescita umana e spirituale costante.

Signor Marcucci, benvenuto. Di cosa si occupa l’UNITALSI, l’associazione di cui fa parte?

Buongiorno. L’UNITALSI si impegna a organizzare, accompagnare e assistere durante i pellegrinaggi le persone con disabilità, malate, anziane o bisognose di aiuto. I pellegrini vengono trasportati con i “Treni Bianchi”, ma ultimamente anche con l’aereo.

Quando è nata la vostra associazione a livello nazionale? E a livello locale?

L’UNITALSI è nata nel 1903 grazie a Giovanni Battista Tomassi, in seguito alla grazia ricevuta dalla Madonna. Giovanni, colpito da una grave forma di artrite deformante che lo faceva soffrire sia nel corpo che nello spirito, aveva deciso di partecipare a un pellegrinaggio al santuario di Lourdes per compiere un gesto folle: togliersi la vita davanti alla grotta benedetta in cui l’Immacolata era apparsa a Bernadette. Ma lì qualcosa in lui cominciò a cambiare: l’amore con cui i volontari assistevano i malati e la fiducia e la speranza in Dio di questi ultimi lo fecero desistere dal suo proposito. Tornato a casa, chiese di parlare con il vescovo di Bergamo, al quale consegnò la pistola con cui voleva uccidersi e gli rivelò che si sentiva un uomo nuovo grazie all’intervento della Madonna che lo aveva cambiato spiritualmente. Come conseguenza dell’esperienza vissuta a Lourdes, decise quindi di fondare un’associazione con lo scopo di organizzare pellegrinaggi per i malati e nel 1931 tale associazione venne riconosciuta dalla Chiesa. Da quella data l’UNITALSI ha cominciato a espandersi in tutta Italia. La sezione di Umbertide è stata fondata da Don Pietro Vispi nel 1991.

Come si può entrare a far parte dell’UNITALSI?

I membri sono volontari. Prima di entrare a farne parte è necessario che la persona interessata partecipi almeno a due pellegrinaggi per rendersi conto del servizio che offre questa associazione e per capire nel concreto in cosa consiste l’assistenza alle persone che vengono accompagnate. A Umbertide ultimamente l’UNITALSI conta 40 volontari, ma il problema è che la maggior parte di loro non è più giovane, per cui sarebbe necessario invogliare i ragazzi ad aderirvi. Una cosa è certa: chi decide di farne parte fa una scelta destinata a cambiargli la vita perché l’amore che tu dai torna indietro.

Quali informazioni può darci sulle modalità operative dell’associazione?

La sezione umbra dell’UNITALSI prevede un’assemblea che prende decisioni e coordina i vari gruppi dell’associazione sparsi nel territorio e la presidente è Laura Giovagnoni. I membri maschi dell’associazione sono chiamati “barellieri”, mentre le donne “dame” e queste ultime si riconoscono per la divisa bianca con il velo che assomiglia a quella delle crocerossine. Per raccogliere fondi, i volontari dell’UNITALSI il 16 e il 17 marzo vendono prodotti alimentari (pasta, zucchero, uova di cioccolato…) il cui ricavato serve a finanziare i pellegrinaggi e le famiglie in difficoltà.

Quali soddisfazioni ricavate da questo servizio?

Il più bel dono è vedere i malati sorridere. Non siamo noi che accompagniamo loro, ma sono loro che accompagnano noi nel cammino dell’amore. Queste persone ci insegnano a non arrenderci, a vivere la vita con coraggio e fiducia: oltre le difficoltà c’è l’amore di un Dio che non ci abbandona.

Quali sono invece le difficoltà che incontrate?

Il momento più difficile è stato durante il Covid perché il santuario di Lourdes ha chiuso (per la prima volta nella sua storia) per cui sono stati sospesi i pellegrinaggi. Ma i pellegrini hanno continuato ad avere paura di viaggiare anche dopo la fine delle restrizioni e la riapertura del santuario. Essendo persone dalla salute fragile temevano di avere contatti e di contrarre la malattia. Un’altra difficoltà è quella di trovare giovani volontari disposti ad affiancare i membri di lunga data.

Ci può raccontare un aneddoto?

Vi racconto un aneddoto personale: la prima volta che mi sono recato a Lourdes, quando mi sono immerso nelle vasche del santuario sono uscito completamente asciutto. Sono rimasto senza fiato perché questa cosa assomiglia a un miracolo, ma il vero miracolo è che sono tornato a casa dal pellegrinaggio che non mi sentivo più vuoto dentro.

Adesso un consiglio per noi ragazzi: come possiamo imparare a prenderci cura degli altri?

Si può iniziare dall’ascolto: ascoltare gli altri è un’ottima medicina, fa bene a chi presta l’ascolto e a chi lo riceve. Bisogna inoltre stare vicino agli ammalati perché la nostra vicinanza può essere per loro fonte di coraggio e non dimenticate: siamo tutti uguali!

I ragazzi della 2° E